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Indicazioni e controindicazioni dell'implantologia

Indicazioni e controindicazioni dell'implantologia

Al contrario dei ponti, i denti adiacenti non vengono intaccati con limature o altre soluzioni invasive

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Si interviene solo nella sede ossea in cui si deve posizionare il dente artificiale. Per questo l’implantologia rappresenta un passo in avanti rispetto alle protesi, che dovevano necessariamente poggiare su altri denti, permettendo di impiantare anche intere arcate ed eliminando la scomoda dentiera. Le tecniche sempre più sofisticate consentono oggi di intervenire anche in casi difficili, in cui è presente poca quantità ossea su cui andare ad inserire l’impianto (la rigenerazione ossea può essere stimolata e incrementata con trattamenti appositi); tuttavia talvolta non è sempre consigliabile intervenire.

Le controindicazioni possono essere momentanee oppure permanere, rendendo impossibile ogni tipo di impianto. Tra i pazienti che hanno delle possibilità, ci sono quelli che per scarsa igiene orale hanno i denti affetti da placca batterica, eliminabile ripristinando la pulizia giornaliera adeguata e rivolgendosi periodicamente all’igienista professionale. Difendere i denti di un impianto dalle infezioni è più difficile che difendere i denti naturali. Nel cilindro di titanio non è presente il ligamento parodontale che unisce la radice all’osso con un tessuto connettivale molto resistente.

A difesa del dente artificiale c’è solo il manicotto gengivale. E se la pulizia non è costante i rischi di infezione si tramutano facilmente in realtà. La donna in gravidanza, chi è stato trattato con radiazioni nell’area facciale, chi è affetto da diabete giovanile e chi prende farmaci anticoagulanti e immunosoppressori, non può subire interventi di questo tipo. Si può intervenire su diabetici e anemici ma con un team di esperti per affrontare nel modo più opportuno le problematiche riscontrabili. Vanno valutati attentamente, caso per caso, i pazienti con patologie cardiovascolari (ai quali deve dare l’assenso il cardiologo) e con osteoporosi. Questi ultimi hanno una mineralizzazione ossea piuttosto scarsa e si deve stabilire se è il caso di procedere o meno, pena l’inutilità dell’impianto dopo qualche tempo.

Ovviamente in tutti i casi i cui si riscontrano gravi patologie in corso, anche pregresse (ictus, infarto del miocardio, ecc.) e per i quali non si possono effettuare altri tipi di operazioni chirurgiche, non verranno effettuati neppure gli impianti. Ci sono poi giovanissimi che fin dalla nascita registrano la mancanza dei denti (agenesia dentale) o quelli che hanno perso i denti per cause traumatiche. In questo caso occorre attendere la fine dello sviluppo, non tanto in riferimento all’età (tanto meno alla maggiore età) quanto piuttosto riferendosi ad esami scrupolosi sulla crescita ossea.

Altrimenti si rischia di impiantare denti che non si armonizzano con la mascella e la mandibola. Il consumo di tabacco è una delle controindicazioni maggiori, se pur non assolute, perché si tende a modificare il ph del cavo orale esponendolo maggiormente ad infezioni. Il tabacco inoltre è spesso causa di effetti cariogeni che portano alla caduta dei denti; quindi è una contraddizione operare in una situazione che continua ad essere negativa per la salute dei denti; sarebbe decisamente meglio smettere di fumare. Per i pazienti non autosufficienti, e nei casi in cui non è possibile eseguire una pulizia quotidiana del cavo orale è pressoché inutile impiantare nuovi denti, tanto più se poi l’impianto è minacciato dalla riduzione delle gengive e del parodonto (per placca e carie).

L’osteointegrazione dell’impianto decreta il suo successo e la definitiva posizione nella sede osseo-gengivale. Se manca la necessaria stabilità e si presentano fenomeni di mobilità, l’impianto va rimosso. Si attendono almeno altri tre mesi prima di intervenire una seconda volta. In genere il grado di stabilità è verificabile dalla prima fase dell’impianto.

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